Ambienti aumentati e archeologia dei media
Notoriamente le tecniche di Realtà virtualmente Aumentata (AR) consentono di arricchire la scena “reale” acquisita da un dispositivo portatile – usato come protesi percettiva (indossabile) – integrandovi oggetti di sintesi (virtuali) che figurano tanto verosimilmente in scena da essere giudicati altrettanto “reali”. Sia la Realtà Virtuale (VR), sia la AR, producendo esperienze di telepresenza consapevolmente decettive, funziona come una forma artificiale (protesica e utilitaria) di allucinazione1 consapevole, cioè, di “sogno lucido”. Le differenze tra VR ed AR – con rispettivi pregi e difetti – sono orami fatti noti e dibattuti.2 Da un lato la VR consente di esperire un ambiente “finto” com…