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RESEARCH PRODUCT
Pratiche del comune: le pratiche di auto-organizzazione come commoning urbano. Le specificità del contesto italiano
Giancarlo Gallitanosubject
commoningauto-organizzazioneSettore ICAR/21 - Urbanisticabeni comuniurban commondescription
La tesi affronta il tema pratiche di auto-organizzazione nella gestione condivisa di beni e servizi urbani, secondo la prospettiva del commoning urbano, e si focalizza sulle specificità delle esperienze italiane. Il tema delle azioni di cittadinanza attiva e della riattivazione di beni e servizi urbani è ricondotto a quello dei beni comuni sulla base di un accresciuto interesse derivante, in parte, dai recenti cambiamenti sociali e dalle politiche neoliberiste in atto. Le pratiche di auto-organizzazione vengono, pertanto, analizzate secondo la categoria dei beni comuni e il processo che li definisce e li unisce ad una specifica comunità di riferimento. Tale tema interessa l’intero inquadramento teorico del lavoro, aprendo e superando i confini della disciplina urbanistica e geografica attraverso un approccio multidisciplinare al tema, con particolare attenzione al diritto, all’economia politica, alla filosofia, alle scienze sociali. Pur utilizzando riferimenti specifici al contesto italiano, il lavoro viene articolato riportando specifiche definizioni e contestualizzazioni (economica, giuridica, sociale, ecc.) sul tema dei beni pubblici, ricreando un framework teorico che si basa su riconosciuti autori internazionali (Ostrom, Hardin, Thrift, Harvey, Massey, Davoudi). Il filo conduttore dell'argomentazione si dipana dai concetti alla base della ricerca a partire dalle pratiche di auto-organizzazione in ambito urbano per poi concentrarsi sui beni comuni attraverso definizioni e classificazioni. In particolare viene approfondita la categoria degli urban commons e i processi di commoning fino al ragionamento intorno alla città come bene comune. Rispetto alla specificità del contesto italiano – dove la questione dei beni comuni viene affrontata principalmente in termini di dicotomia pubblico/privato e dove la vittoria referendaria sull’acqua ha segnato l’inizio di un nuovo percorso (teorico e pratico) attorno ai beni comuni –, la tesi discute alcuni concetti quali bene comune e beni comuni, “essere-in comune” e democrazia, “sfera pubblica” e qualità del vivere, in un'ottica di difesa dei commons. L’obiettivo generale della tesi è mettere in luce i margini ancora ampi di riflessione intorno alle opportunità e alle criticità derivanti dalla dimensione operativa del concetto di bene comune finalizzata al perseguimento dell’interesse collettivo. Attraverso l'uso di un quadro concettuale – l’Institutional Analysis and Development framework (IAD framework; cfr. Ostrom, 1999) – coerente con il framework teorico adottato, la tesi svolge a puntuali ricostruzioni dei casi di studio spaziando da una prima ricerca tra casi studio di sfondo – Bologna, Verona, Torino, Roman, Napoli – per poi focalizzarsi attorno ad alcuni casi palermitani, con un affondo sul caso di studio di Ballarò, grazie anche ad una partecipazione attiva e militante. I casi studio permettono di compiere alcune riflessioni sui sistemi di governance sottesi alle nuove forme di gestione di beni e servizi urbani.
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