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RESEARCH PRODUCT
Il potere della parola nei processi di fuoriuscita delle donne dai contesti mafiosi,
Alessandra Dinosubject
Settore SPS/08 - Sociologia Dei Processi Culturali E ComunicativiLinguaggio donne di mafia violenza simbolica potere della parola collaboratrici di giustiziaSettore SPS/12 - Sociologia Giuridica Della Devianza E Mutamento Socialedescription
Lo studio dei ruoli femminili in Cosa Nostra, pone di fronte alla necessità di destrutturare alcuni pregiudizi che, su questo argomento, si sono consolidati nel tempo; primo fra tutti, quello legato a una rappresentazione delle donne di mafia che vede sottodimensionata la loro partecipazione alle attività criminali dell’organizzazione, mentre ne enfatizza la presenza nella dimensione familiare, fondandola su componenti emotive e su valori “tradizionali”. Tale rappresentazione – diffusa e condivisa sia all’interno che all’esterno dei contesti mafiosi – oltre a essere il frutto di una riflessione superficiale sul fenomeno, si è rivelata a lungo funzionale alle finalità criminali dell’organizzazione, che della presunta estraneità femminile ha potuto a lungo beneficiare trovando nelle donne – ampiamente coinvolte nella vita quotidiana dell’organizzazione – quasi una valvola di sicurezza, un territorio di sicura impunità, un luogo mai soggetto a sguardi indiscreti. Un primo correttivo da apportare, riguarda i modelli cognitivi utilizzati e comporta la presa d’atto che l’universo mafioso non rappresenta un sottomondo isolato, abitato da soggetti “altri”, ma è una porzione della nostra società nella quale risultano accentuate – sia per le finalità criminali dell’organizzazione, sia per i modelli volutamente tradizionalisti adottati nelle relazioni interpersonali – le caratteriste e i tratti culturali dell’ambiente circostante. Se di esclusione femminile si poteva e si può parlare, questa va vista in stretta connessione con le situazioni di emarginazione e di minorità che contraddistinguono le relazioni tra le donne e gli uomini nella gestione della sfera del potere. Donne, apparentemente escluse e estranee dall’universo mafioso perché volutamente relegate ai margini. Ma anche perché le finalità e le azioni del consesso criminale, la sua stretta relazione con la sfera del potere e della gestione della cosa pubblica, difficilmente rientra – in situazioni di “normalità” – entro competenze e mansioni riconosciute specificatamente come “femminili”. Se a questo si aggiunge il fatto che un eventuale riconoscimento pubblico della presenza delle donne nei contesti mafiosi, oltre ché far venir meno un solido alleato, contribuirebbe a togliere la patina di opacità che nel tempo ha reso invisibile le loro figure, ci si accorge di quanto alta sia la posta in gioco. Percorrendo la storia e gli strumenti attraverso i quali si manifesta il “potere” delle donne di mafia e la violenza da loro agita – ma più spesso subita e/o condivisa con gli uomini dell’organizzazione – il saggio si sofferma ad esplorare il potere della parola femminile dentro il mondo di Cosa Nostra.
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2014-01-01 |