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RESEARCH PRODUCT

Temple and the merchants

Angela Badami

subject

Corniche Ain DiabWaterfrontCasblancaMarche CentralSettore ICAR/21 - UrbanisticaStreet Food

description

Con i suoi tre milioni di abitanti e un hinterland di quattro milioni, Casablanca potrebbe sembrare a prima vista una metropoli cosmopolita e internazionale. Vivendola dal di dentro, invece, Casa (come familiarmente viene chiamata dagli abitanti) si rivela una città profondamente legata alle sue origini berbere in un paradosso di urbanistica nomade. Abitata da “uomini liberi” (dal significato etimologico del termine “berbero”), la popolazione continua a mantenere usi e costumi propri delle tradizioni nomadi nordafricane. Nella Medina più antica, cinta dalle poderose mura in terra cruda rossa, i bianchi edifici che valsero il nome alla città formano un dedalo di strade e di vicoli ciechi brulicanti di vita dove ogni cosa sembra vivere nell’immediatezza del presente. In Inhabited by 3 million people and 4 million with its surroundings, at first sight Casablanca might seem an international and cosmopolitan metropolis. However, after closer experience, Casa (as friendly nicknamed by her inhabitants), reveals to be a city tightly locked to her Berber origins in a paradox of nomad urbanism. The population of “free people” (as, in fact, the etymologic meaning of the word “Berber” suggests) continues to maintain customs and traditions of North-African nomads. In the most ancient Medina, surrounded by high wall in red raw ground, the white buildings, from which the city took her name from, create a labyrinth of streets and dead-ends animated with full life where everything lives the happening present.

http://hdl.handle.net/10447/387397