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Sanzione religiosa, procedimenti giuridici e disincanto in Tucidide. Il dramma di Platea

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Il racconto tucidideo sul dramma di Platea, oltre ad essere di eccezionale intensità, è anche e soprattutto una riflessione sottile sui confini incerti e precari tra politica e morale, e sull’ambiguità e i rischi delle parole e del discorso pubblico: fuori dal logos, fuori dalla parola, che è sempre parola pubblica, non c’è politica, e dove non c’è politica ogni confine si dissolve e tutto diviene possibile. In questo terreno, su cui lo storico ateniese ci riporta continuamente, le sanzioni religiose e i procedimenti giudiziari invocati di volta in volta dai diversi protagonisti della narrazione sono di fatto sottoposti ad una riflessione corrosiva che ne smaschera la natura dissimulatrice. The Thucydidean story on the dramatic siege of Plataea is a subtle reflection on both the precarious and uncertain boundaries between politics and morality, and the risks and the ambiguity of public discourse. Outside of the logos, which is always public speech, there is no policy: all boundaries dissolve and everything becomes possible. In this frame, the religious sanctions and the legal proceedings are in fact subjected to a corrosive reflection.