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La Monaca Donatella
«LA COMUNE PASSIONE DEL GIUSTO». LEONARDO SCIASCIA E ANNA MARIA ORTESE
Mentre fosche si profilano le ombre infauste del decennio di piombo, si amplificano le inquietudini di Leonardo Sciascia e di Anna Maria Ortese che, sin dai rispettivi esordi, furono diversamente interpreti di un mestiere di scrivere fondato sulla tensione conoscitiva, vocato al disvelamento di ogni mistificazione, e proprio per questo in crescente collisione con il sistema imperante. Acquisisce, in tal senso, uno spessore più significativo la consonanza che si instaura nello scambio epistolare tra i due autori, avviato nel 1978, ma maturato attraverso un lungo dialogo silente di cui in questo saggio si ripercorrono alcuni snodi nevralgici. While the ominous shadows of the Decade of Lead lo…
La «segretezza profonda» dei luoghi: Tetto Murato di Lalla Romano
"Tetto Murato consisted of a group of houses, courtyards and vegetable gardens, all surrounded by a square wall. One entered through a half-collapsed arch into a maze of vegetable gardens invaded by chickens, walls and buildings''. This is how the place, around which the narrative warp of a novel was woven in 1957, takes shape in all its vivid physiognomy. The title Tetto Murato (Walled Roof) condenses its distinctive trait in the peculiar evocative concreteness of the image. The inventive dynamics of the narrative will be explored, emphasising how the space in which they unfold, the 'Roof', from the very incipit of the quoted passage, is profiled in all its protagonism. We will dwell on th…
«LE DIPINTURE DI VITA» DI «UN AVVENTUROSO SICILIANO»:EMANUELE NAVARRO DELLA MIRAGLIA
L’intervento trarrà l’avvio dalle pagine dedicate da Capuana, negli Studi sulla letteratura contemporanea, al romanzo del 1879 La Nana di Emanuele Navarro della Miraglia, in cui lo scrittore di Mineo coglie in tutta la loro ritualità antropologica «il cortile, la vendemmia, la fiera, il temporale, la notte di Natale, il carnevale, tutti i minuti particolari della monotona vita del villaggio regolata come un ordegno». «Un libro di eccezionale valore documentario», argomenterà Sciascia nella Corda pazza, avvalendosi del dettato capuaniano per ribadire come il racconto della «passione effimera di un galantuomo per una popolana» fosse «un mero pretesto, dissimulato con arte» per offrire il ritr…
«Quel meraviglioso credente nella vita civile»: l’“umanesimo” di Elio Vittorini dietro le quinte del Mare non bagna Napoli
Si concentra sulla figurazione ortesiana del «meraviglioso credente» tutto l’empito utopico dell’“umanesimo” vittoriniano, la sua irriducibile «spinta a fondare sulle “scienze umane” un’antropologia rivoluzionaria che abbia la forza liberatoria di tutti i determinismi rigorosi», direbbe Calvino. In tale accezione, le istanze del disegno intellettuale di Vittorini dialogano con le tensioni che alimentano, tra il 1945 e il 1947, in una significativa sincronia rispetto alla parabola vitale del “Politecnico”, l’esperienza della rivista “Sud”, il «modernissimo e oltranzista» “Quindicinale di Letteratura ed Arte”. Su tali premesse si ripercorrono le fasi salienti entro cui matura dal gennaio del …
Scritture del corpo
Nel monito esemplare agli Infelici Molti, vibrato dalle pagine del Mondo salvato dai ragazzini, risuona l’eco della sfida morantiana «ai mostri aberranti» dell’era contemporanea, intrapresa sin dalla prolusione del 1965, Pro o contro la bomba atomica: «Sappiatelo, o padri meschini I.M d’ogni paese:/ se ancora il corpo offeso dei viventi resiste/ in questo vostro mondo di sangue e di denti/ è perché passano sempre quelle poche voci illese/ con le loro allegre notizie.» La tragedia della coscienza e il mondo attuale, recita, infatti, in una voluta continuità, nel 1971, il sottotitolo dell’edizione einaudiana del Mondo salvato, offerto dalla scrittrice stessa ai suoi lettori come l’iridescente…
La tensione metamorfica della scrittura
Da quando portava calzoni da maschio, nascondeva i capelli biondi e faceva acrobazie sugli scogli, si era trasformata nella voce nei gesti, e la metamorfosi era stata repentina, inarrestabile come un febbrone da tonsillite o il fiore del mandorlo quando pazziava già alla fine di gennaio tra il niurume dei carrubi. Spicca al cuore di questo passo tratto dalle pagine di uno dei romanzi più intensi di Silvana Grasso, L’incantesimo della buffa, edito da Marsilio nel 2011, il lessema “metamorfosi”in cui si racchiude il senso e il pedale di una poetica innervata dalla coesistenza dei contrasti, che eleva l’ossimoro ad insegna di una realtà di cui la parola somatizza le asperità, gli eccessi in un…
L’«archivio della memoria» tra 'biografia' e ‘diario’
Donatella La Monaca si inoltra nell’intrinseco rapporto tra la scrittura epistolare, saggistica ed inventiva di Tomasi di Lampedusa soffermandosi sulle modalità con cui l’invenzione e il ricordo si fondono nell’azione trasfigurante della memoria, nel suo valore cognitivo e poetico. Ci si spinge da ultimo a ricostruire i termini di un dibattito sul caso Gattopardo di cui si pongono in risalto alcuni snodi cruciali tra cui quello, che, proprio nel contesto di tale dibattito, approfondisce le fasi evolutive di un suo episodio nevralgico, ovvero la lettura, animata da tensioni etiche e civili, di Leonardo Sciascia,dall’iniziale diffidenza alla matura comprensione.Si compone così un itinerario c…
L’impurità narrativa’ di Livia De Stefani,
Livia De Stefani nasce nel 1913 a Palermo, “figlia di baroni e di mistici” come, con ironia si definiva, riferendosi alla propria appartenenza all’aristocrazia fondiaria siciliana. Un ceto sociale la cui fisionomia, tra fascino antico e vetusta solennità, ricorre variamente ritratta, attraverso diverse angolature, nei numerosi racconti e romanzi di cui la produzione della scrittrice è densa.Quella stessa appartenenza isolana cui però Livia De Stefani, nel suo ferace e sperimentale percorso letterario, vorrà attingere come ad un crogiuolo fecondo di nuclei ideativi e scelte espressive, consapevolmente memori della più autorevole tradizione siciliana, ma sempre protesi verso la ricerca del nu…
«Perché l’intelletto abbia respiro e la giustizia abbia il suo corso». La testimonianza civile di Giuseppe Antonio Borgese
Nel gennaio del 1935, sul periodico antifascista «Giustizia e Libertà» approdano alla luce editoriale le due lettere indirizzate da Borgese a Mussolini, il 18 agosto del 1933 e il 18 ottobre del 1934, in cui prende corpo la testimonianza del dissenso dell’intellettuale, già dal 1931 trasferitosi in America, rispetto alla deriva autocratica del regime in Italia. Il discorso epistolare, mosso dalla volontà di esprimere il diniego all’imposizione del giuramento fascista agli intellettuali e strategicamente ignorato da Mussolini, giunge, nella seconda lettera del ’34, alla definitiva frattura dal fascismo cui si oppone la «libera unione degli stati d’Europa», un disegno civico coltivato nel tem…
«L’immaginazione terrorizzata» e «la malinconia dissolvente». La tensione diaristica di Giuseppe Antonio Borgese
The five manuscript texts in Italian, written almost entirely in America, to which the writer from Polizzi Generosa entrusted his self-confidence, poetic and civic re-foundation, unfold over a chronological period from 1928 to 1935. We dwell on the intrinsic contamination between autobiography and invention that feeds Borgese’s writing in a web of literary, ethical, spiritual, philosophical and political ramifications. The contemporary reconfiguration of Borgese’s novelistic path in the volume “Il pellegrino appassionato” is also part of this perspective, investigated through the references in the diary to some of the novels that are most nourished by the fundamental themes of private self-…