0000000000463455
AUTHOR
Dino Alessandra
Quale normalità?
Al centro della scena è il vissuto quotidiano dei cosiddetti “figli di mafia”, figli di boss con diversi percorsi di vita, ragazzi presi in carico all’interno del progetto “Liberi di scegliere” con storie travagliate alle spalle. chiamati a offrire il proprio punto di vista sulla propria vicenda esistenziale e familiare. È un vissuto connotato da una profonda solitudine e dalla sensazione di trovarsi sempre “fuori posto”; identità multiple che oscillano tra la rivendicazione della propria diversità e il fermo proposito di non rinnegare le proprie origini. Sullo sfondo il richiamo a un peccato originale, una condanna kafkiana da cui non si riesce a sfuggire, anche quando non si è commesso al…
Errori e depistaggi
La relazione conclusiva della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, (XVII Legislatura, Relazione conclusiva, Relatrice on. Rosy Bindi, 07.02.2018), affronta di petto il problema delle stragi andando al cuore del problema e spingendo a collocare il processo “trattativa” in uno scenario più ampio da cui far partire una seria riflessione (storica, politica, sociologica), lasciando ai magistrati (depositari della “semplice” verità giudiziaria) l’individuazione delle singole fattispecie di reato e ai giudici l’emissione delle sentenze. Fa riflettere, poi, che la stessa lucida analisi fosse stata prospettata da Gabriel…
La “forza del diritto”: attori, retoriche e campi sociali nella battaglia simbolica per la definizione del fenomeno mafioso
L’articolo affronta il tema dei rapporti di forza tra vari “campi sociali” (Bourdieu 2009, 2017) e tra varie discipline (Foucault 1971, 1974) nella battaglia simbolica per la definizione del fenomeno mafioso, indagando su quanto (e come) la definizione fornita in sede legislativa (tradotta in fattispecie penale nell’articolo 416bis) e/o applicata nella prassi giudiziaria, si avvalga del contributo di altre dottrine e in che modo istanze, retoriche e metodi di differenti saperi esperti (sociologia, storia, psicologia, economia, etc.) vengano “tradotte” (più o meno consapevolmente) nelle logiche del campo giuridico. Riconoscendo il valore performativo della legge (Derrida 2003) e la dimension…
Il discorso storico sulla mafia
Solo attraverso una lunga e travagliata “battaglia dialettica” - di cui Umberto Santino (nel suo testo, La mafia dimenticata.La criminalità organizzata in Sicilia dall’Unità d’Italia ai primi del Novecento, Milano, Melampo, 2017, 643 pp.) ripercorre le tappe nel quarantennio tra il 1861 e il 1901 - l’associazione di malfattori viene inquadrata come organizzazione criminale e come tale perseguita anche in sede giudiziaria. È dunque nel “discorso sulla mafia” che si cela il più raffinato e sottile scontro politico, che si svolge dentro e non contro il “pensiero di Stato”.
Una difficile normalità
La notizia della concessione della libertà vigilata a Gaspare Spatuzza - l'assassino, insieme a Grigoli, del parroco palermitano don Giuseppe Puglisi e di molti altri - riapre la discussione sul tema del difficile futuro dei collaboratori di giustizia richiedendo una lucida distinzione tra giudiziario e religioso. È anche un'utile occasione per portare in primo piano non solo il dolore delle vittime e dei loro familiari, ma anche la ragione del perdono. Che rischia di dare spazio a un'etica iperbolica che richiama, secondo Derrida, la sua "impossibilità, inopportunità, se non addirittura immoralità" The news of the granting of parole to Gaspare Spatuzza - the killer, together with Grigoli, …
Mondi contaminati, narrazioni di donne
La prospettiva narrativa femminile sull’universo mafioso è un utile grimaldello per destrutturare i luoghi comuni attraverso uno sguardo decentrato e originale. Una narrazione che interroga il senso del raccontare, pervenendo a stili “contaminati”. Ci si trova così a soggiornare dentro un circolo ermeneutico che lega soggetto e oggetto della ricerca dentro la sfera fluida di “identità circolari”: un testo senza precisi confini poiché – come ricorda Julia Kristeva – il soggetto parlante è impensabile fuori dal suo racconto e dal suo raccontarsi. Per non farsi sopraffare dalla magia dello specchio, dalla seduzione auto-riflettente della Medusa, occorre scegliere dove posizionarsi, ancorandosi…
Frammenti di biografie plurali
Ritorno a Palermo dopo tredici anni trascorsi in Umbria. Anni importanti in cui ho frequentato l’università laureandomi in filosofia e conseguendo un dottorato di ricerca; indagando sui temi del disagio psichico e della crisi della presenza in De Martino; sotto la guida di Tullio Seppilli, che di De Martino era stato allievo e il cui rigore nella ricerca è stato per me un esempio indimenticabile. Scappata a diciotto anni da una terra che mi aveva schiacciata con la sua violenza. In primo luogo sul versante privato. Una gelida brutalità di cui – quando sono andata via, determinata a non tornare – non percepivo fino in fondo i risvolti sul piano politico e della limitazione degli spazi fisici…
Che c’entriamo noi, Racconti di donne, mafie, contaminazioni
La Trattativa Stato-Mafia e le sentenze emesse hanno riportato all’attenzione il tema della “contaminazione”, evidenziato in diversi dibattiti da studiose/i, giornaliste/i e magistrate/i, invitando a un approccio al fenomeno “più da vicino”. A una narrazione a partire da sé e dalla consapevolezza, anche non espressa, di complicità e ambivalenze personali nei confronti del fenomeno mafia. La pandemia ha amplificato le risonanze di termini quali “contagio”, “infezione”, “contaminazione”, non più parole astratte ma inscritte nei corpi, diventate esperienze intime, confermando una verità ineluttabile: che l’idea di purezza, di isolamento, di protezione, di non complicità col sistema in cui vivi…