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AUTHOR
Stefano Montes
Identités en devenir dans La peau de chagrin. Raphael, l'incipit, la promenade
Malinowski and Bloch in the Field: Fragments, Beginnings and Imaginations
Lo zoccolo molle e più clandestino del saggio è costituito dallo smussamento graduale, ma incondizionato della nozione di autore in favore di una funzione autore che consente di meglio fare emergere (o, viceversa, fare sparire), sull’esempio di Foucault, la consistenza apparente di un atto originario dietro il brusio delle voci della cultura. Il contributo è più apertamente incentrato sulla comparazione inedita di un antropologo e di uno storico: Bronislaw Malinowski e Marc Bloch. Mi sono servito intenzionalmente della ‘comparazione’ allo scopo di tentare un montaggio di alcuni testi dei due autori (alieni l’uno all’altro per formazione e per esperienze teoriche) e il mio stesso, graduale e…
Les structures de la réception et les passsions du traducteur. D'une note de Levi à une sémio-anthropologie de la traduction
Vengeance, réciprocité et socialité de la guerre. Exercice de compréhension sémio-anthropologique de la Mère sauvage
Una incursione fotografica ‘sul campo’ e l’antropologia ‘fuori campo’
Espaces du quotidien et dynamiques de l’altérité pendant le confinement
This study is the first result of the research entitled "Mon Espace Vécu" (My Lived Space) conducted in Italy during the first lockdown of 2020 (March-June), which was imposed by the government to contain the Covid-19 pandemic. During that period, the authors collected hundreds of textual testimonies from volunteers experiencing everyday spaces during the pandemic. The reflection, conducted from the perspective of cultural geography and cultural anthropology, develops from the analysis of some of these testimonies. Specifically, this paper focuses on the forms of semantization of space and the relationship between the body, space, and dynamic identity/otherness.
Enoncer soi-même, énoncer le terrain. La deixis des anthropologues et le métalangage des linguistes
Le montage surréaliste du feu chez David Lynch : une hypothèse sémio-anthropologique
Tradurre il quotidiano in concreto? Con una cornice surrealista del gioco, ovviamente
Écrire une anthropologie, écrire une philosophie. F. Héritier et G. Deleuze en regard
E se fosse un gioco? Un antropologo in spiaggia e i sensi dell’altrove
Is intra-reception possible? The literatures of anthropologists, Marc Augé and Otherness
In divenire. Istantanee, passeggiate e flussi di coscienza
L'ethno-anthropologie comme genre: construction de la subjectivité et effets d'énonciation
Postface: histoires de vie comme déplacement de Soi et de l’Autre
Pour une épistémologie comparée des impertinences méthodologiques
Vendetta’ e ‘tradimento’ ne La Chanson de Roland. Strutturazioni semio-antropologiche
Spazializzazione
Rather than focusing on the countryside and on some particular objects of the rural world, in our contribution we concentrate on a “thinking by new concepts”. Following the example of Deleuze, by opting for a refusal of neutralizing forms of representations, we devised a concept – spaction – in order to show the relationships that should be established nowadays between a rural world and the dynamics of people, spaces and museums.
Tradurre. Progetti e pratiche all’infinito
In questo contributo avanzo l’ipotesi che la traduzione sia un vero e proprio processo antropologico che mette in tensione uno sguardo del soggetto, il metodo utilizzato, la cultura di riferimento. Centrale in questo processo è la riflessione sul testo (e sulle sue frontiere) e sulle nozioni limitrofe di sintesi, progetto, pratica. Una traduzione, al pari di una sintesi, è una pratica e al contempo un progetto che si fonda su un processo di inclusione e di esclusione. In quanto pratica, la traduzione è sottoposta al divenire del singolo individuo che traduce in base alle proprie intuizioni e agli orientamenti del momento; in quanto progetto, essa è una configurazione di principi che ordinan…
Manuali, «fieldwork», migranti. Passi per un’antropologia semiotica delle culture
A partire da una riflessione sul ruolo determinante che i processi di testualizzazione svolgono in etnoantropologia si è inteso in questo contributo mettere l’accento su tre nozioni chiave, per il riorientamento della disciplina, quali quelle di ‘manuale’, ‘fieldwork’, ‘migrante’. Le tre nozioni sono state individuate sulla base di una concezione semiotica dell’antropologia secondo cui l’interrelata conoscenza di sé e degli altri non può fare a meno di una parallela disamina dell’interfaccia segnico e della simmetrica proiezione dei soggetti nel mondo fenomenologico dell’esperienza. L’analisi delle tre nozioni in oggetto è risultata essere rivelatrice di alcuni orientamenti ancora esotizzan…
I corpi nel testo e l’indeterminazione della cultura. Un romanzo fiume di Manganelli come campo
L’anthropologie des réponses de Kourouma. L’altérité, la langue, le dire, la quête
La narrativité de l'aspect dans L'attente de Borges. Une étude sémio-anthropologique de la phénonologie du "moment présent"
Le regard éloigné de Milan Kundera. Vivre, écrire et penser dans une langue Autre
Les mangeurs précaires, les bénévoles et l’anthropologue autochtone. Réflexions métisses et expérimentations sémio-anthropologiques
Costruire il proprio "oggetto". I racconti della memoria coloniale
Semioantropologia come traduzione del vissuto
Si tratta di una breve etnografia del pensare trascritta tenendo conto del dialogo stabilito tra testo e immagini, tra processi di pensieri e ineludibili forme di codificazione. Il pensiero non viene concepito come risultato di pura forma di cognizione distante dal processo, bensì come atto e processo che si intreccia strettamente con le emozioni e le pratiche in corso. Il quadro d'insieme generale è quello concernente il quotidiano e il fieldwork non esotizzante. It is a short ethnography of thinking written by keeping into account the dialogue established between text and images, processes of thinking and forms of codification. As a consequence, thinking is not conceived as a result of a …
Just a foreword? Malinowski, Geertz and the anthropologist as native
Read through semiotic analysis, the narrative intrigue of (the evenemential and cognitive dimension of) the anthropologist’s work reveals the epistemological configuration encasing some central and interrelated questions in anthropology: the communication-interaction between anthropologists and other inter-actants, their invention-application of some metalanguages and the subsequent intercultural translations of concepts and processes. To explore this configuration, I compare a foreword written by Malinowski and another one written by Geertz. In these forewords, they resort to refined stories to frame complex argumentations. In Malinowski’s foreword, two superposing stories are told: (1) a …