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Diritto di cronaca, diritto di critica e libertà di ricerca tra interesse pubblico e tutela della persona
Claudio Riolosubject
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Da circa un decennio, nell’ormai lunga e difficile fase di transizione del sistema politico italiano, accade sempre più spesso che uomini politici, sentendosi diffamati da critiche rivolte al loro operato, cerchino di rivalersi in sede giudiziaria contro chi esercita per professione o per impegno civile e politico i diritti di cronaca, di critica e di ricerca garantiti dalla Costituzione. La tendenza a trasferire la dialettica democratica e il conflitto politico in sede giudiziaria, con la pretesa, per di più, di “monetizzare” un danno immateriale come quello morale, mal si concilia con l’esigenza fondamentale, in un sistema democratico, di garantire l’esercizio della critica politica. Ed ancora, il difetto di bilanciamento tra interessi inevitabilmente in conflitto, dovuto a una concezione formalistica della tutela della reputazione individuale, rischia di inibire il diritto/dovere di sottoporre l’operato di chi ricopre cariche pubbliche o ruoli rappresentativi al vaglio dell’opinione pubblica, indebolendo i meccanismi di responsabilità politica posti a salvaguardia della credibilità delle istituzioni. Anche i pressanti appelli indirizzati agli studiosi dal mondo politico-istituzionale per la costruzione di una memoria condivisa nascondono malamente il fastidio per la pluralità degli approcci interpretativi possibili, e talvolta per la stessa idea di una ricostruzione realistica (non ideologica, né edificante) dei conflitti del passato. E’ paradossale, infine, che in alcuni casi a decidere dei risultati della ricerca storica o socio-politologica siano stati chiamati proprio i tribunali della Repubblica, con un ennesimo e potenzialmente più grave cortocircuito tra campi della vita collettiva che dovrebbero essere tenuti ben distinti.
year | journal | country | edition | language |
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2004-01-01 |