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Il volontariato come strumento di coesione sociale: quale relazione con l'efficienza della pubblica amministrazione?

Arnone Massimo

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Il 2011 è stato “l’Anno Europeo delle Attività di Volontariato” che ha come principale obiettivo la promozione di un dialogo più intenso e meglio strutturato tra le istituzioni e tutti gli altri soggetti coinvolti nel lavoro delle organizzazioni di volontariato1. Secondo GHK (2010) circa il 22% -23% degli europei sono coinvolti nel volontariato dedicandosi gratuitamente a diverse attività che coprono una vasta gamma di settori (‘istruzione, formazione, sport e tutela dell’ambiente). Sempre tale studio riporta una misurazione della di usione delle pratiche di volontariato in Europa distinguendo diversi gradi di intensità: molto alta (oltre il 40%) in Austria, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito; alta (30-30%) in Danimarca. Germania, Finlandia, Lussemburgo; medio-alta (20-29%) in Estonia, Francia e Lettonia; bassa (10-19%) in Belgio, Cipro, Repubblica Ceca, Irlanda, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna; molto bassa (meno del 10%) in Bulgaria, Grecia, Italia e Lituania. Soprattutto negli ultimi anni, grazie all’interesse dimostrato dall’Unione Europea alla realizzazione di interventi relativi alle “politiche di coesione sociale” si è andato de nendo un rapporto sempre più stretto tra il concetto di coesione ed il mondo del terzo settore e del volontariato in particolare. In tal modo il volontariato può dare un contributo alla crescita inclusiva, come previsto dalla strategia per la crescita Europa 2020 ed in particolare alcune s de cruciali per la crescita dell’Europa (il cambiamento demogra co, un ringiovanimento della forza lavoro, la sostenibilità delle nanze pubbliche). Il volontariato, in questo contributo, è inteso come espressione di una delle dimensioni costitutive della coesione sociale quella attiva2, ampliamente dibattuta sia dalle istituzioni politiche che in ambito accademico.

http://hdl.handle.net/20.500.11769/523088