6533b7d2fe1ef96bd125f30c

RESEARCH PRODUCT

Intermedialità: la percezione in azione nello spazio dei media

Gabriele Gambaro

subject

Settore M-FIL/04 - EsteticaPercezione Intermedialità Light and Space

description

Spazio e azione sono due concetti che, alla luce delle riflessioni che hanno investito diversi e spesso distanti campi di ricerca, producono notevoli risultati quando messi in relazione reciproca: ciò che rende feconda questa relazione è la sua dimensione esperienziale. Interrogarsi su spazio e azione allora vuol dire interrogarsi sulla natura di questa esperienza in cui gli elementi in gioco si co-determinano. Alcuni recenti lavori pongono in felice tensione la filosofia estetica e la filosofia politica, affermando che i media oggi sono utilizzati per la produzione di immagini che offrono un’interpretazione satura del mondo delle cose, di fatto addomesticando il senso e an-estetizzando la stessa percezione. L’analisi di questi processi ha permesso di identificare la rete dei media come una dispositivo tecnico globale o, come è stata argutamente definita, una “bioestetica” annoverabile tra gli strumenti di controllo del biopotere. La mia proposta di analisi vuole soffermarsi su alcuni oggetti, propriamente artistici, scelti per il comune interesse esibito verso l’investigazione delle modalità delle percezione e il suo legame con la facoltà dell’immaginazione: mi riferisco da una parte all’esperienza dell’Expanded Cinema, dall’altra all’attività dell’artista dello “Space and Light movement” James Turrell. L’esperienza di queste opere d’arte esemplifica il modo in cui si possa restituire all’aisthesis il ruolo fondamentale di aprirsi e quindi aprire al senso del mondo, da intendersi come ambiente vissuto attraverso oggetti tecnici. Fondamentale sarà il concetto di “intermedialità”, attraverso il quale si può comprendere come percezione ed immaginazione, considerate tecniche che si nutrono di immagini preesistenti, riescano ad esercitare il loro carattere riflessivo e creativo quando possono rivolgersi alla relazione che l’immagine intrattiene con ciò che è fuori da sé. Se la bioestetica ha lo scopo di svuotare di senso il sensibile riducendolo a pura sensazione o a sensazionalismo, attraverso la pratica di processi intermediali si può invece recuperare la dimensione estetica dell’esperienza che ci permette di considerare i media come un vero e proprio habitat, le cui forme di vita – propriamente tecniche – interagiscono nella e per la produzione di un mondo aperto al senso.

http://hdl.handle.net/11386/4708800