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DALLA SCENOGRAFIA DIPINTA ALLA SCENOGRAFIA COSTRUITA: L'ARCHITETTURA PROTAGONISTA A TEATRO
Maria Isabella Vescosubject
palcoscenico teatro architetturadescription
The International Festival of Scenic Arts 1° Facoltà di Architettura di Roma "Ludovico Quaroni" 29 ottobre 2009 DALLA SCENOGRAFIA DIPINTA ALLA SCENOGRAFIA COSTRUITA: L'ARCHITETTURA PROTAGONISTA A TEATRO M.Isabella Vesco Il seminario propone un ragionamento sul rapporto, oggi molto forte, tra l’architettura e la scenografia. La scenografia, materia riservata in passato prevalentemente ad una stretta cerchia di specialisti, soprattutto pittori, da alcuni decenni interessa non solo gli architetti ma anche fotografi, designer e artisti multimediali. Dalla figura del pittore bozzettista si è passati alla figura dell’architetto scenografo. Oggi, infatti, sono sempre più gli architetti che progettano anche scenografie: da Botta a Piano, da Aulenti a Calatrava, da Hadid a Nouvel, ecc., tutti architetti che riversano sul palcoscenico il loro linguaggio, utilizzando elementi e tecniche architettoniche presenti nel loro fare architettura. La messa in scena di un testo impone la invenzione di una architettura mobile o, per meglio dire, di una architettura dotata di ‘fondamenta mobili’, una ‘architettura senza fondamenta’ ma con gli stessi fondamenti teorici e specifici dell’architettura costruita. Si tratta infatti di comporre e scomporre lo spazio recitativo attraverso la riproposizione di elementi tradizionalmente appartenenti al linguaggio dell’architettura: la scatola, il muro, la porta, la scala, la passerella, ecc.. In una scenografia oggi non si cerca più l’ornamento e neanche l’illustrazione pedissequa del testo, ma l’organicità dello spazio. Tutto ciò lo ritroviamo sia in messe in scena di opere liriche, di prosa, che di danza: come esemplificazione cito tre realizzazioni dove il rapporto con l’architettura è molto chiaro ed evidente. Hans Dieter Schaal affronta i limiti imposti al progetto scenografico dalla prevalenza di modalità ‘rassicuranti’ nella messa in scena del repertorio tradizionale secondo due modalità principali: un processo di attualizzazione (Gotterdammerung, 1999/2000), volto a riscrivere sul testo originario una seconda drammaturgia resa accettabile allo spettatore dalla prossimità temporale; ed un processo di astrazione (Rigoletto, 1995), volto ad una sintesi volumetrica e cromatica degli elementi architettonici (un cubo inclinato in luogo di una stanza, all’interno di una grande scatola tronco piramidale rovesciata). Per lo spettacolo di prosa, L’una e l’altra (2008): Margherita Palli si esprime con la cangiante struttura effimera che si anima della forza cinetica sprigionata dalle sue parti costitutive: sovrasta il palcoscenico una bianca piattaforma che, oltre a cambiare inclinazione, si smembra, per slittamenti, in più piani recitativi. La scenografia è architettura in movimento e definisce i campi di azione dello svolgimento dello spettacolo. Pavimento, pareti e scale, elementi propri dell’architettura, divengono inserti staccati che completano la scena nella sua interezza. Il dialogo tra danza e architettura è esplicito nello spettacolo realizzato da Frédéric Flamand e Jean Nouvel Body Work Leisure (2002): una struttura modulare su più livelli, realizzata con piattaforme di stoccaggio dei magazzini industriali attraversata da un elemento d’eccezione: la passerella.
year | journal | country | edition | language |
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2009-01-01 |