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ESISTE IL PATERNALISMO PENALE? UN CONTRIBUTO AL DIBATTITO SUI PRINCIPI DI CRIMINALIZZAZIONE
Alessandro Spenasubject
Paternalismo penale - Paternalismo dispotico vs. paternalismo tutelare - Paternalismo e liberalismo - Principio del danno vs. autonomia - Costituzione italiana e codice penalePenal paternalism - Dispotic vs. tutelary paternalism - Paternalism and liberalism - Harm to self vs. autonomy - Italian Constitution and criminal codeSettore IUS/17 - Diritto Penaledescription
Da tempo si discute se il paternalismo penale costituisca un principio di crimina- lizzazione compatibile con gli assunti di fondo del pensiero liberale. Nell’articolo si sostiene che, in realtà, esso non costituisce un autonomo principio di criminaliz- zazione. Dopo aver distinto tra p. tutorio e p. dispotico, vi si mostra, innanzitutto, come il primo sia manifestazione del principio del danno. Anche il secondo, si sostiene, costituisce un finto avversario per il liberalismo: le incriminazioni che ne costituirebbero espressione o hanno un fondamento moralistico (e andrebbero perciò ‘combattute’ come forme di moralismo giuridico) oppure sviluppano, anche esse, la stessa logica del principio del danno. In realtà, è proprio quest’ultimo a costituire, ai fini di una giusta criminalizzazione, un fondamento assai più incerto di quanto non credano gli antipaternalisti. Vi si propone poi una critica del concetto di ‘p. indiretto’, e della visione — inadeguata — che esso presuppone dell’istituto del consenso dell’offeso. Se ne trae la conclusione che la gran parte dei problemi ricondotti al ‘p. penale’ andrebbero più propriamente affrontati come parte della più generale discussione sul cosiddetto ‘diritto a sbagliare’. The compatibility between so-called penal paternalism and liberalism has been long discussed. The aim of this article is to show that p. p. does not actually represent an autonomous principle of criminalization. First of all, after having made a distinction between tutelary and despotic p., it is argued that the first one is nothing but a specific manifestation of the harm principle. As to the second, it is argued that struggling with it is a kind of shadow-boxing: criminal norms usually seen as tokens of it are instead expressions either of legal moralism (and should be dealt with as such) or (as is for tutelary paternalism) of the harm principle. In these last cases, the problem is that the harm principle itself is a far less stable ground for criminalization than antipaternalists seem to believe. Moreover, the article provides a critical account of the antipaternalists’ view on consent. The conclusion is thereby drawn that what in fact the debate on p. p. calls for is a thorough discussion of whether individuals have a ‘right to do wrong’ (even when this ‘wrong’ consists in self harming).
year | journal | country | edition | language |
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2014-01-01 |