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RESEARCH PRODUCT

Ekphrasis inversa. Un approccio alla narrativita' in architettura.

Marcello Panzarella

subject

Ekphrasis Narrativita' ArchitetturaSettore ICAR/14 - Composizione Architettonica E Urbana

description

L’ekphrasis, la descrizione, commento o interpretazione intensiva di un’opera d’arte, e' un mezzo, fatto in modo suo proprio, per tentare una ulteriore produzione dell’arte, soprattutto attraverso la parola. La letteratura artistica, quando il suo autore a sua volta possiede le capacita' di un artista, e' il luogo eminente di tale produzione, e cio' vale naturalmente anche per l’interpretazione dell’architettura. E' possibile – o si puo' tentare – pero', un’ekphrasis inversa della narrazione attraverso l’architettura. Tra gli esperimenti più recenti condotti in tale direzione e' interessante il caso dei Tre racconti di architettura, pubblicati da Vittorio De Feo nel 1997, nei quali si specchiano l’un l’altro, continuamente alternandosi, la narrazione di un’architettura immaginata o avvenire e il commento della sua narrazione attraverso il disegno di progetto (se non – addirittura – la falsificazione immaginifica della storia di un monumento attraverso la compilazione di un saggio che minuziosamente ne disseziona lo stato attuale insieme con le vicende trascorse). Ciò che desta un vivo interesse, in questo e altri esperimenti consimili, è che il disegno di un’architettura immaginata, che si accompagna al racconto di essa per rispecchiarne la scena, puo' fungere, allo stesso tempo, come suo spunto, nella finzione di una sua consistenza reale, e come sua traduzione o commento. Di fatto, in questi casi, il disegno (il progetto) e' capace di “dare luogo” ad altre narrazioni, come pure la narrazione, in sé, si fa spunto operabile per altre “traduzioni”. Secondo la prospettiva indotta dalla compresenza del testo e dell’immagine, e' suggerito e in qualche modo avviato un gioco di corrispondenze plurime, da insediare lungo i tracciati più cedevoli del segno, o tra i passi appena suggeriti dalla narrazione. Accade, in queste circostanze, che l’apparato dei disegni allegati al testo non sia completo – vuoi perche' qualcuno ne manca o perche' gli schizzi che assai spesso li suppliscono non possiedono o celano la necessaria precisione tecnica. Ma e' li', nella mistura di vaghezza del segno e di apparente esattezza della parola, che si innesca un gioco sottile, che costituisce – nell’insieme indissolubile del testo e dell’immagine – una risorsa ulteriore, e consente o addirittura suggerisce altre esplorazioni, immaginazioni particolari e autonome degli aspetti appena accennati, dei lati meno frequentati, delle pieghe rimaste piu' in ombra dell’architettura immaginata e del racconto che la descrive. La prospettiva di un’indagine attorno a tale attitudine specifica di ognuna delle arti per l’altra, si offre come luogo in cui rinvenire, sullo spunto di un ventaglio ampio di esempi, sia i materiali per l’esercizio di una dotazione di senso in architettura (seppure nella consapevolezza di un residuo fisso di ambiguità) sia qualche traccia percorribile per esplorarne la natura culturale, nel momento delicato della trasmissione di essa nella didattica di primo approccio al progetto.

http://hdl.handle.net/10447/54442