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RESEARCH PRODUCT

RENAL SALT WASTING: UNA SINDROME DA INAPPROPRIATA SECREZIONE DI URODILATINA? UNO STUDIO PILOTA

Vittoriano Della Corte

subject

Settore MED/14 - NefrologiakidneySettore MED/09 - Medicina Internanatriuretic peptidehyponatremianatriuriaiposodiemiasodiemiafluid balancepeptidi natriureticiurodilatinasodiopeptide natriuretico atrialeurodilatinatrial natriuretic peptidesaltbilancio idricosodiumanp

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La Renal Salt Wasting Syndrome (RSW) è una sindrome clinica con caratteristiche di laboratorio che si sovrappongono completamente alla sindrome da secrezione inappropriata di ADH (SIADH). La differenza fondamentale tra le due sindromi risiede nel volume extracellulare (ECV), ridotto nella RSW e normale o leggermente aumentato nella SIADH. Le difficoltà nella diagnosi differenziale di questa sindrome e nella comprensione del preciso meccanismo patogenetico hanno contribuito a mettere in discussione l'esistenza stessa di RSW. Considerando le caratteristiche della RSW, è stato studiato il possibile ruolo dei peptidi natriuretici per spiegare la sua patogenesi come ANP e BNP, con risultati insoddisfacenti. Tuttavia, nessuno studio ha ancora indagato il possibile ruolo dell'urodilatina, un peptide appartenente alla famiglia dei peptidi natriuretici, che sembra avere un ruolo cruciale nella regolazione della sodiemia e del sodio urinario anche più dell'ANP. Abbiamo eseguito uno studio osservazionale retrospettivo, i pazienti sono stati divisi in 3 gruppi: un gruppo di pazienti senza iponatriemia e due gruppi di pazienti con iponatriemia, uno costituito da pazienti con RSW e l'altro costituito da pazienti con iponatriemia da altre cause. I pazienti con RSW mostrano livelli medi di urodilatina significativamente più elevati rispetto a entrambi i pazienti con (mediana 5,46 vs 0,57 ng/mL, p=0,006) o senza iponatriemia (mediana 5,46 vs 0,27 ng/mL, p<0,001). Livelli medi più elevati statisticamente significativi di urodilatina sono stati osservati anche quando i pazienti con RSW sono stati confrontati con gli altri due gruppi di pazienti considerati insieme (5,46 vs 0,32 ng/mL, test MW p<0,001). Al contrario, i livelli di proANP non erano statisticamente differenti tra i 3 sottogruppi (test KS complessivo p=0,266) o tra pazienti con RSW e pazienti con/senza iponatriemia (4,9 vs 9,7 nM, test MW p=0,122). Le prestazioni diagnostiche dei livelli medi di urodilatina per la diagnosi di RSW sono state valutate mediante la curva ROC. L'area sotto la curva (AUC) era 0,94 (IC 95% 0,86-1,00). Il miglior cut-off per i livelli medi di urodilatina, secondo l'indice di Youden, era di 2,87 ng/mL. A questo cut-off sensibilità, specificità, valore predittivo positivo e valore predittivo negativo erano, rispettivamente, 1,00, 0,88, 0,60 e 1,00. In conclusione, questo studio pilota ha mostrato risultati interessanti per quanto riguarda il dosaggio di urodilatina urinaria in pazienti con RSW, con implicazioni potenzialmente chiarificatrici e di utilità pratica sia per quanto riguarda la patogenesi di questa sindrome, sia per quanto riguarda i suoi criteri diagnostici e quindi sulla gestione clinica dei pazienti. Ci auguriamo che ulteriori studi futuri possano continuare a fare luce su questo interessante argomento. Renal Salt Wasting Syndrome (RSW) is a clinical syndrome with laboratory characteristics completely overlapping with the syndrome of inappropriate ADH secretion (SIADH). The fundamental difference between the two syndromes lies in the extracellular volume (ECV), reduced in RSW and normal or slightly increased in SIADH. The difficulties in the differential diagnosis of this syndrome and in understanding the precise pathogenetic mechanism have contributed some authors to question the very existence of RSW. Considering the characteristics of RSW, natriuretic peptides were investigated to explain its onset such as ANP and BNP, with unsatisfactory results. However, no studies have yet investigated the possible role of urodilatin, a peptide belonging to the natriuretic peptide family, which seems to have a crucial role in regulating blood sodium and urinary sodium even more than ANP. We performed a retrospective observational study, the patients were divided into 3 groups: a group of patients without hyponatremia and two groups of patients with hyponatremia, one consisting of patients with RSW and the other consisting of patients with hyponatremia from other causes. patients with RSW display significantly higher mean urodilatin levels than both patients with (median 5.46 vs 0.57 ng/mL, p=0.006) or without hyponatremia (median 5.46 vs 0.27 ng/mL, p<0.001). Statistically significant higher mean levels of urodilatin were also observed when patients with RSW were compared with the other two groups of patients considered together (5.46 vs 0.32 ng/mL, MW test p<0.001). Conversely, proANP levels were not statistically different among the 3 subgroups (overall KS test p=0.266) or between patients with RSW and patients with/without hyponatremia (4.9 vs 9.7 nM, MW test p=0.122). Diagnostics performances of mean urodilatin levels for RSW diagnosis were evaluated by ROC curve. Area under the curve (AUC) was 0.94 (95%CI 0.86-1.00). Best cut-off for mean urodilatin levels, according to Youden’s index, was 2.87 ng/mL. At this cut-off sensitivity, specificity, positive predictive value and negative predictive value were, respectively, 1.00, 0.88, 0.60 and 1.00. In conclusion, this pilot study has shown interesting results regarding the dosage of urinary urodilatin in patients with RSW, with potentially clarifying implications and of practical utility both regarding the pathogenesis of this syndrome and regarding its diagnostic criteria and therefore on the clinical management of patients. We hope that further future studies can continue to shed light on this interesting topic.

https://hdl.handle.net/10447/554922