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Rappresentazioni dei migranti in programmi RAI

Francesca Giordano

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Da quando, in Italia, si registra un incremento dei flussi migratori, il tema della presenza di cittadini stranieri è entrato nell’agenda dei media soprattutto nella cronaca. In tali casi, gli eventi presentati sono ricostruiti secondo le routines produttive dell’informazione, volte a mettere in scena vicende, comunque drammatiche, utilizzando retoriche discorsive che, lungi dal cogliere esperienze vissute e sentimenti, configurano realtà stereotipate in base a criteri di notiziabilità, dal “mostro” allo “zio Tom”. Poiché i mass media svolgono un ruolo cruciale nell’enfatizzare la visibilità sociale di eventi e problemi, trascurando le condizioni che li determinano, e mettono sotto gli occhi del pubblico questioni delle quali esso in molti casi non ha esperienza diretta, in un’alternanza di allarmismi, rassicurazioni e sentimenti pietistici di malintesa solidarietà, trasmettono un punto di vista che poi i destinatari in larga misura fanno proprio. Sia le reti televisive del servizio pubblico che quelle commerciali hanno dato spazio allo “straniero” in vari tipi di programmi, informativi e di intrattenimento. Ma questo tema è affrontato raramente in trasmissioni tematiche, in fasce orario, come il mattino o la tarda serata, che lo rendono scarsamente fruibile, per di più dando molto spazio alla dimensione politica e poco a quella sociale, economica, storica e culturale. Poiché è la televisione il medium veramente di massa, è stata presa in considerazione l’offerta, nelle reti televisive del servizio pubblico italiano, di programmi in materia di stranieri. A tal fine, sono state esaminate alcune produzioni della stagione televisiva 2006-2007, dedicate al tema dell’immigrazione o comunque della multietnicità, e precisamente Un mondo a colori e Shukran; si è voluto considerare pure Mediterraneo, vero e proprio magazine sui e per i Paesi che si affacciano su questo mare, anche se va precisato che si differenzia abbastanza dagli altri due programmi, per impostazione, obiettivi e temi proposti. Nel ripercorrere le tappe dell’offerta della RAI su questi temi, corre l’obbligo di ricordare quello che è stato, storicamente, uno dei programmi di maggiore spessore e notorietà, proposto per più edizioni: Nonsolonero, la rubrica del TG 2 in onda dal 1988 al 1994 e purtroppo non più riproposta, che ha avuto il merito di trattare in modo non convenzionale temi economici e sociali, relativi al razzismo e alla costruzione di una società multiculturale. A fronte di TG, dominati principalmente da registri narrativi negativi, il tema “straniero” è trattato nei programmi in modo vario e articolato. Va sottolineato, però, che i due ambiti televisivi possono avere un diverso impatto sul pubblico. Infatti i TG si presentano come un appuntamento quasi obbligato nella giornata dello spettatore, inoltre, per le loro caratteristiche di genere informativo e trattando di eventi della realtà sulla cui rilevanza si stabilisce un comune accordo (effetto “agenda”), vengono percepiti come fonte autorevole e più “oggettiva” rispetto alle altre produzioni, operando in modo latente e influenzando immaginario e conoscenza del pubblico televisivo. Dunque il modo in cui i media funzionano e si evolvono, nel processo di costruzione della realtà, costituisce fattore determinante, nel senso che essi possono contribuire a mutare lo stesso corso degli eventi: vero e proprio fattore strategico di nuovo tipo, poiché svolgono una funzione non più solo retorica e persuasiva o di mera illustrazione della realtà, bensì simbolica e cognitiva.

http://hdl.handle.net/10447/29232