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RESEARCH PRODUCT

Unjust enrichment e restitution nel quadro delle fonti obbligatorie inglesi

Serio

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Law of obligationsrestitutionUnjust enrichmentSettore IUS/02 - Diritto Privato Comparato

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Il lavoro, muovendo dall’intento di trovare il filo conduttore del «law of obligations» inglese ed in particolare delle sue fonti, si occupa dell’evoluzione storica della terza fonte, che si affianca a tort e contract. Essa è stata variamente denominata nel tempo: per un lungo periodo si è utilizzata l’espressione mutuata dalle fonti romane «quasi contract». Solo nel terzo decennio inoltrato del ventesimo secolo, e per merito della dottrina statunitense e dell’omonimo Restatement, si iniziò a parlare di «restitution». Il termine, riferito genericamente alle retrocessioni di ricchezze trasferite in presenza di «unjust factors», iniziò a divenire familiare, anche in giurisprudenza, grazie alla favorevole accoglienza che vi riservò nei primi anni 1950 un giovane studioso che sarebbe divenuto in seguito un altissimo giudice, col nome di Lord Goff of Chieveley, e coautore, sin dal 1966 con Gareth Jones, del più famoso manuale della materia: The law of restitution, dal 2016 edito come The law of unjust enrichment. Vennero eleborandosi nel tempo modelli decisori che approntavano soluzioni in ragione delle peculiarità dei disparati casi che presentavano ragioni induttive di restituzioni, i cosiddetti «unjust factors». Ma è negli ultimi anni del secolo scorso che una nuova visione della materia irrompe sulla scena con la locuzione «law of unjust enrichment» grazie alla profonda opera di ripensamento originale posta in essere da un grande giurista prematuramente scomparso, Peter Birks. Questi ha riorganizzato la materia, in senso tassonomico, attorno ad un principio generale di chiara derivazione continentale, quello della «absence of basis» dell’arricchimento come fondamento della pretesa restitutoria. La penetrazione del pensiero di Birks nel tessuto giurisprudenziale e dottrinario inglese, la relativa resistenza alle critiche, l’omaggio tributatogli dal più prestigioso dei suoi allievi, dal primo giugno 2020 Giudice della Supreme Court, Andrew Burrows costituiscono la parte finale della ricerca. This essay considers, from the point of view of a comparatist scholar of continental origin, the progress that the English law of obligations has been making over the years with regard to the identification of its sources. In particular, the focus is on the third source, the one which is aligned along with tort and contract. It has been variously denominated, quasi contract, restitution and recently, and permanently it is to be hoped, unjust enrichment. The transition from one to the next in line of the latter is monitored through the lenses of both doctrinal and judicial contributions. The value of the courageous step forward made by Lord Goff of Chieveley (as he was to be) in the direction of the abandonement of the Roman law model towards the law of restitution (which resulted in the adopted title of the first edition in 1966 of his co-authored, with Professor Gareth Jones, The law of Restitution which was re-named in 2016 as The law of unjust enrichment) is here fully acknowledged. Since then a new trajectory saw the light in order to put to test the requirements, the so called «unjust factors», whose recurrence was deemed to found a restitutionary claim. In the following years, through a very profound re-thinking, Professor Peter Birks, whose premature death has been much lamented, turned the whole subject upside down, by treating it, according to a taxonomic criterion, under the head of unjust enrichment, i.e. one with no «explanatory basis» for a number of reasons. It is around Birks’s new scheme, its acceptance or refusal both by the Courts and the legal doctrine, the recent criticisms and the generous defence by the newly appointed Supreme Court Justice, Professor Andrew Burrows, that the last part of the work is centred. The conclusion is that, notwithstanding different opinions, sometimes strongly expressed, that scheme seems capable to continue to constitute a valid guideline for all those engaged in this particular field of English private law.

http://hdl.handle.net/10447/549336