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RESEARCH PRODUCT
Recyclage et Résilience. La fin des oppositions
Zeila Tesorieresubject
Résilience architecture et infrastructure Scape Rebuild by DesignSettore ICAR/14 - Composizione Architettonica E UrbanaArchitettura sostenibile Ri_ciclo architettonico Resilienza architettura e infrastruttura Scape Rebuild by designArchitecture durable Recyclage architecturaldescription
Riciclo e Resilienza sono due fra le principali parole-chiave che hanno attraversato il rapporto fra architettura e città degli ultimi quarant'anni. Facendo riferimento ad alcuni esempi prodotti nel periodo, il saggio coglie il loro diverso ruolo euristico e statuto estetico ponendoli in rapporto alla trasformazione della nozione di ecologia. Evolvendo attraverso posizioni tardo darwiniste, l'integrazione delle dimensioni economica, geografica, tecnica e sociale nella nozione di ecologia operata da Banham, fino alla più recente appropriazione della nozione di capacità di ricostruirsi dopo un trauma, si chiariscono le fonti e i fondamenti concettuali che guidano questi due motori recenti dell’architettura. Uno degli obiettivi della ricerca è mostrare che non si tratta di un concetto iniziale che viene trasformato in quello successivo, ma che Riciclo e Resilienza si riferiscono a due quadri paralleli e indipendenti. In un’epoca in cui il futuro non è più un tempo di proiezione, o di progresso - né di protezione - immaginario, e in cui ogni avvenire si presentifica indefinitamente, l'ennesima trasformazione dell'ecologia arriva a sostegno dell'architettura, chiamata a prendere la misura della portata filosofica e ontologica di cambiamenti globali senza precedenti. Mentre la sostenibilità si associa sempre di più alla questione della durata, l'architettura concepisce un nuovo progetto, basato su un modello che parte dall'impossibilità di declinarsi per opposizioni binarie, descrivendo meglio per questo la nostra condizione contemporanea. Avendo ormai compiuto la sua piena integrazione in regimi economici circolari e del tutto risposto alle esigenze delle ciclicità, l'architettura può adesso trarre beneficio anche dalla dissoluzione dell'evento incongruo in una continuità che non è né ideale né teleologica, ma neutra. Non più chiamata a lottare contro il cataclisma, o a contenerlo, l’architettura può ora orientarsi al nuovo obiettivo di una pluralità di disposizioni mutanti, liberandosi in ultimo anche della ricerca millenaria dell'equilibrio e, forse, della forma. Recyclage et Résilience sont les deux maitres mot qui traversent la relation de l’architecture à la ville depuis une quarantaine d’années. En analysant des exemples produites dans la période, l’essai vise leur différent rôle euristique et statut esthétique par l’individuation d’une transformation de la notion d’écologie. Evoluant entre positions darwiniennes tardives, l’intégration des dimensions économique, géographique, technique et sociale dans la notion d’écologie travaillée par Banham, jusqu’à la plus récente appropriation de la notion de capacité de se reconstruire après un traumatisme, s’éclaircissent les sources et les fonds conceptuels qui animent ces deux moteurs récents de l’architecture. On souhaite montrer qu’il ne s’agit pas d’un concept initial qui se transforme dans le successif, mais que Recyclage et Résilience renvoient plutôt à deux cadres parallèles et indépendants. A l’heure ou le futur n’est plus un temps de projection, ou de progression – ni de protection – imaginaire, et que tout l’avenir se présentifie indéfiniment, on croit comprendre qu’une énième transformation de l’écologie vient au secours de l’architecture, appelée a prendre la mesure de la portée philosophique et ontologique de mutations globales sans précédent. Alors que la durabilité se couple à la question de la durée, l’architecture conçoit un nouveau projet, fondé sur un modèle qui part de l’impossibilité de se décliner par opposition binaires et qui, par cela, décrirait mieux notre condition contemporaine. Tout en ayant achevé son intégration dans les régimes économiques circulaires, pleinement ancrée dans une vision cyclique, l’architecture profiterait, de plus, de la dissolution de l’événement incongru dans une continuité ni idéale, ni téléologique, mais neutre. Sans plus se devoir de contrer la perturbation, elle atteindrait en échange une pluralité de dispositions en mutation, se retrouvant enfin débarrassée de la recherche millénaire d’un équilibre et, peut-etre, d’une forme.
year | journal | country | edition | language |
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2018-01-01 |