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RESEARCH PRODUCT

“GENDER NEUTRALITY” E “GENDER SEGREGATION” IN UNA PROFESSIONE TRADIZIONALMENTE FEMMINILE

Ignazia Maria Bartholini

subject

male domination social worker gender neutrality gender segregationSettore SPS/08 - Sociologia Dei Processi Culturali E ComunicativiSettore SPS/09 - Sociologia Dei Processi Economici E Del LavoroSettore SPS/07 - Sociologia Generaledominio maschile assistente sociale gender neutrality gender segregation

description

L’ingresso progressivo delle donne nel mondo del lavoro è stato accompagnato da una sostanziale “gender segregation”, che si evidenzia soprattutto in talune professioni di cura, fra cui quella dell’assistente sociale. Secondo l’autrice, non si è trattato solo, nel XX secolo, di separare foucultianamente le professioni maschili da quelle femminili, favorendo di fatto un ingresso di “genere” alle professioni, quanto di imporre un modello culturale e un habitus comportamentale “ gender neutrality” alle lavoratrici e alle professioniste. L’autrice individua una possibile causa dell’imposizione del modello “gender neutral” in un retaggio culturale “positivista e razionalista”, volto a sminuire ‒ e spesso a mortificare ‒ il lessico emotivo del femminile in ambito professionale, imponendo di fatto un “male domination” (Bourdieu 1998). Al fine di documentare tale tesi, l’autrice, oltre a basarsi su recenti ricerche sociologiche, fa riferimento ai dati Istat sull’occupazione femminile in Italia degli ultimi anni. Confronta poi tali percentuali con quelle ricavate dagli iscritti all’Ordine professionale, nazionale e regionale, degli Assistenti Sociali nell’ultimo quindicennio, per verificare e, in ultimo, confermare come le donne siano ancora massicciamente presenti in un professioni tradizionalmente femminili come il “Social worker”. Dati, questi ultimi, che sembrerebbero avvalorare ulteriormente la tesi di una “gender segregation” ancora fortemente radicata nella cultura nazionale, malgrado l’accesso bipartisan alle professioni. .The gradual introduction of women to the world of work has been accompanied by substantial gender segregation, which can be seen, above all, in certain caring professions, such as that of the social assistant. According to the author, in the twentieth century, it was not so much a question of separating, in Foucaultian manner, male professions from female ones, thus encouraging the entrance of “gender” among the professions, but, rather, of imposing a cultural model and a “gender neutrality” behavioural habitus on workers and professional persons in the field. The author individuates a possible reason for the imposition of a “gender neutral” model in a “positivist and rationalist” cultural legacy, geared towards reducing (and often demeaning) the female’s emotional lexis in the professional sphere, and effectively imposing a state of male domination (1998). In order to document this thesis, apart from basing herself on recent sociological research, the author refers cites data regarding female employment in Italy in the last few years. She then compares these percentages with figures taken over the last fifteen years from members of the national and international professional bodies of social assistants; in this manner she verifies and confirms that women are still greatly in the majority in traditionally female professions such as social-assistance. This data would seem to further validate the thesis of “gender segregation”, which is still deep-rooted in national attitudes, in spite of bi-partisan access to all professions.

http://hdl.handle.net/10447/204504