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Culture in dialogo attraverso e attorno la penisola italiana nei primi decenni del XVI secolo: il tardogotico e le altre opzioni

Emanuela Garofalo

subject

ItalyRinascimentoSettore ICAR/18 - Storia Dell'ArchitetturaTardogoticoItaliaLategothicReinassance

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Dopo l’Unità d’Italia la storiografia si è concentrata nell’intero territorio nazionale sulla “ricerca” del Rinascimento, prescelto nel momento di costruzione di una identità nazionale come manifestazione artistica italiana per antonomasia. Tutto ciò ha originato una protratta “sfortuna critica” nei confronti di tutte quelle manifestazioni artistiche convenzionalmente riunite sotto l’etichetta di Tardogotico. In definitiva, se qualche indulgenza è stata concessa alla solida tradizione dei costruttori lombardi o agli ineludibili “esotismi” di una realtà rivolta a Oriente come quella veneziana, per il meridione peninsulare e le isole si è affermata l’idea di un ritardo culturale. Superati pregiudizi e preconcetti, la realtà che emerge anche per il contesto italiano è ben diversa e la presenza del Tardogotico appare meno marginale e circoscritta di quanto non risultasse sulla base di tendenziose selezioni. Ma si può parlare di una architettura tardogotica italiana? Di certo non esiste un fenomeno unitario e qui più che altrove la varietà delle linee di ricerca perseguite (strutturali, tecnologiche, formali, decorative) dà luogo a una grande varietà di esiti, confrontabili principalmente all’interno di contesti regionali ma con connotazioni che variano spesso da città a città. Nel complesso l’incidenza del Tardogotico nelle sue molteplici declinazioni appare territorialmente preponderante nel corso del XV secolo, restando la cultura rinascimentale limitata a pochi centri di sperimentazione. Nei primi decenni del Cinquecento il rapporto di forze in parte muta e, sotto la spinta di mode antiquarie, l’attenzione verso le forme del linguaggio all’antica inizia a farsi strada anche nelle “roccaforti” del gotico. Non si tratta tuttavia quasi mai di una netta scelta di campo o di uno scontro, ma piuttosto di un dialogo tra culture, che si risolve non di rado in fantasiose ibridazioni. Questo contributo analizza alcune declinazioni di questo dialogo attraverso una selezionata casistica di architetture prodotte in ambiti che ruotano intorno alla penisola italiana (Sardegna, Sicilia, Malta e Dalmazia) e nelle sue regioni meridionali, permeabili anche ad altre sollecitazioni provenienti da occidente e da oriente. Originating in historiographical trends of post-Unification Italy, the “quest” of the Renaissance and its credentials as the only manifestation of a progressive and specifically Italian culture, created in the Italian setting a prolonged period of “critical misfortune” in regard to all those artistic manifestations that were conventionally gathered together under the Late Gothic label. Indeed, if some leniency was granted to the solid tradition of the Lombard constructors or to the inescapable “exoticism” of a reality which looked East like Venice, as far as the Southern Italian mainland and islands were concerned, the idea of a cultural lag was asserted. After overcoming prejudice and preconceptions, the reality that emerges for also the Italian setting is well different, and the presence of the Late Gothic style appears less marginal and localized than we would expect on the basis of tendentious choices. But can we talk about an Italian Late Gothic architectural style? Certainly a unitary phenomenon does not exist and here more than anywhere else the variety of lines of research that have been pursued (structural, technological, formal, decorative) give rise to a great diversity of results, that are mainly comparable within regional contexts but whose connotations vary from city to city. On the whole, the incidence of Late Gothic in its multiple declensions appears territorially predominant over the course of the fifteenth century, with Renaissance culture limited to a few centres of experimentation. However, in the first few decades of the sixteenth century, the ratio of power changes partly and, under the thrust of antiquity , interest in the old-fashioned forms of language begins to rise from the ranks, even in the Gothic “strongholds”. Nevertheless it is hardly ever a question of a clear-cut choice of battleground or battle, but rather of a dialogue between cultures, which often results in imaginative hybridizations. Through a selection of cases of architecture in settings around the Italian peninsula (Sardinia, Sicily, Malta and Dalmatia) and in its Southern regions, but which are at the same time permeated by other solicitations from the west and the east, this paper looks at forms and types of dialogue between cultures that characterise the start of the “long” sixteenth century.

http://hdl.handle.net/10447/218278