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RESEARCH PRODUCT
Sub specie æternitatis: the role of the ruin and the ancient in the process of architectural renewal between metamorphosis and resurgence
Giuseppe Di BenedettoAngelo Torricellisubject
Entro questa concezione della storia o meglio di una metodologia per la storia che "tenda all'archeologia in quanto descrizione intrinseca del monumento" le opere e i progetti di architettura appaiono come i protagonisti di un'azione drammatica incentrata sull'opposizione tra la permanenza della "struttura" e il fremito del mutamento. Quel fremito che nell'età dell'Umanesimo aveva animato le menti degli architetti affrontando allo stesso modo i campi della filologia e dell'architettura studiando i monumenti antichi come testi allo scopo di "generare nuove forme e dare così vita a una nuova classica tradizione".Settore ICAR/14 - Composizione Architettonica E Urbanain sintesi alle trasformazioni che valgono come fondazione e rinnovamento delle fondazioni stesse. di Tindari che si proporranno. Al di là e oltre la suggestione esercitata dai luoghi da paesaggi cui i ruderi appaiono consustanziali e che si manifestano talora "sub specie aeternitatis" vi sono motivi legati al mestiere stesso di architetto e alle lacerazioni vissute nel crogiolo delle polemiche intorno al ruolo della storia nel suo controverso rapporto con il progetto di architettura. Del resto le aporie svelate da Michel Foucault mettendo in discussione quello che si era proposto come progetto di una storia globale avevano dato rilievo alla discontinuità alle fratture alle soglieComporre nuova architettura in rapporto con le vestigia dell'antichità o in ambito archeologico. A questo tema sono dedicate le riflessioni e il caso studio relativo alla recente esperienza progettuale per l’area archeologica e l’Antiquarium description
Composing new works of architecture inspired by vestiges from antiquity or archaeology. The reflections and the case study which will be proposed, pertaining to a recent design experiment for the archaeological area and Antiquarium of Tyndaris, are dedicated to this theme. Over and above any charm exerted by such places, by landscapes in which the ruins appear identical in substance and which sometimes manifest themselves as “sub specie æternitatis”, there are reasons linked to the very profession of architect and to the gashes in the crucible of controversies around the role of history in its contentious relationship with architectural design. That apart, the aporias revealed by Michel Foucault, in questioning what he proposed as a global history project, laid emphasis on discontinuity, fractures, and thresholds; in short, transformations that counted as the basis and renewal of the very foundations themselves. Within this conception of history, or rather a methodology for history that “leans towards archaeology as an intrinsic description of the monument”, architectural works and projects appear protagonists of a dramatic action centred on the opposition between the permanence of a ‘structure’ and the thrill of change. That thrill which, in the Humanist age, animated the minds of architects, treating the fields of philology and architecture identically, studying ancient monuments as texts in order to “generate new forms and thereby bring a new classical tradition to life”.
year | journal | country | edition | language |
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2022-08-01 |