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Pensare l'umano tra naturale e artificiale in J. Habermas

Fabio Mazzocchio

subject

Natura Riconoscimento eticaSettore M-FIL/03 - Filosofia Morale

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Pensare l’umano è probabilmente la sfida più complessa che oggi la filosofia deve affrontare. Il contesto attuale presenta questioni e dilemmi attorno alla “natura umana” che stimolano su piani differenti la riflessione etica. In Jürgen Habermas, in anni recenti, l’impegno di riflessione sulla condizione umana si è concretizzato nel cercare i fondamenti normativi dell’essere-con-altri e nel tentativo di pensare la natura sociale dell’uomo come vincolata ad una grammatica morale profonda. In questo saggio, a partire da una prospettiva etica basata sul principio normativo del riconoscimento, si porrà attenzione alla dinamica intersoggettiva che struttura la nostra esperienza morale, motivando la critica alle possibilità di intervento sulla natura umana avanzate dall’approccio genetico-liberale. Habermas, infatti, considera rischiose le prospettive teoriche che guardano a un libero intervento sulla vita prenatale, ciò metterebbe a repentaglio la nostra autocomprensione etica. Thinking about the human is arguably the most complex challenge philosophy faces today. The current context, showing many issues and dilemmas around “human nature”, stimulates ethical reflection on different levels. In Jürgen Habermas’ most recent works, his commitment to reflect on the human condition has focused in seeking the normative foundations of our being-with-others, in the attempt to analyse the ties linking man’s social nature and ethics. In this essay, I will move from an ethical perspective based on the normative principle of recognition, in order to focus on the intersubjective dynamics that structures our moral experience, while trying to strengthen the critique of the possibilities to intervene on human nature proposed by the genetic-liberal approach. Indeed, in Habermas’ eyes the theoretical perspectives that admit free intervention on prenatal life are too risky, as they would jeopardize our ethical self-understanding

http://hdl.handle.net/10447/536705