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LA PRESENZA DEGLI ARCHITETTI SICILIANI A ROMA, CAPITALE DEL REGNO D'ITALIA

Sessa Ettore

subject

Kingdom of ItalyRome modern capitalRegno d'ItaliaSicilian architectArchitetti sicilianiSettore ICAR/18 - Storia Dell'ArchitetturaRoma capitale moderna

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Il fenomeno dei trasferimenti, più o meno duraturi, a Roma di un limitato ma qualificato novero di architetti siciliani, che nell’Età Moderna solitamente vi consumavano la consuetudine dell’apprendistato presso accademie ed esponenti di prestigio dell’Urbe (con solo pochi ma significativi trapianti), dopo che la città nel 1871 viene proclamata capitale del Regno d’Italia rientra in una diversa logica degli scenari professionali, tipica del periodo Positivista. Tale fenomeno va, dunque, riferito al formidabile, quanto impervio e contraddittorio, processo di adeguamento al rango di moderna capitale, secondo i coevi parametri europei; le grandi trasformazioni, della forma urbana e dell’assetto istituzionale, alle quali è ricondotta la “Città Eterna” sono un campo privilegiato per nuove possibilità professionali e di carriera. È sulla scorta dell’esempio più eclatante di questi trapianti professionali e accademici, cioè quello delle due fortunate stagioni romane di Ernesto Basile, che si configura un fenomeno di ondate di trasferimenti, più o meno duraturi, anche durante il Ventennio; vi parteciperanno, oltre ad architetti ed ingegneri, anche artisti e, soprattutto, imprese edilizie di un certo livello. Una tendenza, però, che avrà una variante del tutto particolare in relazione all’istituzione nel 1919 della prima Scuola Superiore di Architettura d’Italia (poi Facoltà di Architettura); la sua frequentazione da parte di un ristretto ma incisivo gruppo di giovani siciliani avrebbe delineato un filone particolare nell’ambito di questi trapianti nella capitale e, al tempo stesso, avrebbe avuto ricadute rilevanti nelle vicende della cultura del progetto nella Sicilia degli anni Trenta. The phenomenon of the more or less lasting transfers to Rome of a limited but qualified group of Sicilian architects, who in the Modern Age usually consumed the custom of apprenticeship at academies and prestigious exponents of the City (with only a few but significant transplants), after the city was proclaimed capital of the Kingdom of Italy in 1871, it falls within a different logic of professional scenarios, typical of the Positivist period. This phenomenon must therefore be referred to the formidable, though impervious and contradictory, process of adjustment to the rank of modern capital, according to contemporary European parameters; the great transformations, of the urban form and of the institutional structure, to which the "Eternal City" is linked, are a privileged field for new professional and career opportunities. It is on the basis of the most striking example of these professional and academic transplants, namely that of the two lucky Roman seasons of Ernesto Basile, that a phenomenon of more or less lasting waves of transfers is configured, even during the twenty-year period; In addition to architects and engineers, artists and, above all, construction companies of a certain level will participate. A trend, however, which will have a very particular variant in relation to the establishment in 1919 of the first Italian Higher School of Architecture (later Faculty of Architecture); his attendance by a small but incisive group of young Sicilians would have outlined a particular trend in the context of these transplants in the capital and, at the same time, would have had significant repercussions in the events of the culture of the project in Sicily in the thirties.

10.17401/su.13.es14http://hdl.handle.net/10447/544479